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giovedì 7 agosto 2014

Vicolo Moroni ...ieri e oggi

Vicolo Moroni, lavandaia sul'uscio
 Tra le prime leggende metropolitane di una Roma Papalina, vi era quella che ai tempi, i grandi personaggi della curia non camminassero mai come i comuni mortali sulle strade, ma avessero sempre dei cunicoli e dei passetti rialzati, come quello di castello per intenderci , sicché al riguardo ve n'è una proprio legata a Vicolo Moroni.

1956 Bambini a vicolo Moroni


 Si narra che sotto la lungara vi sia un antico tunnel che la percorra per intero dall'arco di sangallo a S.Pietro ed arrivi proprio alle mura aureliane di S.Dorotea. L'uso di tale tunnel era molteplice, uno dei più sconosciuti sembra essere, la via anonima per raggiungere un noto bordello che nei secoli scorsi risiedeva proprio nelle mura accanto vicolo Moroni, ma il confine tra realtà e leggenda  rimane ancorato a tramandazzioni e ritrovamenti del medesimo sotto i giardini chigiani distrutti per i muraglioni.

vicolo moroni anni 70


E.Gentilini, moretta di vicolo MORONI

 Il nome di questo vicolo deriva dalla famiglia Moroni, originaria di Milano ma presente a Roma fin dal Trecento, che qui risiedette nel palazzo situato al civico 3. L'edificio fu acquistato alla fine del Quattrocento dal cardinale Giovanni Moroni che ebbe qui la propria dimora finché nel 1504 si trasferì, in qualità di titolare, nella chiesa di S.Maria in Trastevere , dopodichè il palazzo passò in proprietà alla sua famiglia. Per più di due secoli i Moroni vi abitarono finché il conte Michele, intorno al 1780, vendette l'edificio all'abate Navali; poi l'edificio passò in proprietà a monsignor Angelo Picchioni e successivamente alla famiglia Pozzi. Il palazzo, che sviluppa su tre piani ed uno ammezzato, è caratterizzato da un bel portone centinato con bugnato a cuscino e cartiglio in chiave, da altre tre porte, una delle quali murata, e da finestre rettangolari con davanzale su mensole: da ricordare che un tempo la facciata era caratterizzata dallo stemma della casata Moroni costituito da un albero moro celso in campo bianco.
vicolo moroni anni 70


vicolo moroni anni70

vicolo moroni anni 70



 Tra il 1888 ed il 1895 il palazzo ospitò, all'interno di alcuni locali al pianterreno con ingresso al civico 23, un teatro in legno denominato "Nuovo Politeama Romano" perché in sostituzione del "Teatro Politeama Romano" di "piazza della Renella", demolito, quest'ultimo, nel 1888 in occasione della costruzione dei muraglioni del Tevere.

il vecchio teatro politeama sulle sponde della renella poteva ospitare 5000 persone



vicolo moroni anni 70


vicolo moroni da repertazione biblioteca hertziana anni 70



I proprietari del "Nuovo Politeama Romano", Bartolomeo Filipperi e Giovanni Mancini, gestivano anche una famosa e caratteristica osteria, annessa al teatro, denominata "degli Orti Aureliani" (in onore delle vicine Mura Aureliane), frequentata da giornalisti, letterati ed artisti, che qui fondarono un'associazione denominata "La Lega dell'Ortografia".
rara foto del teatro politeama




 L'osteria, successivamente chiamata "Trattoria del Lungotevere", era strettamente collegata alle fortune del teatro e le vendite del vino direttamente proporzionali al successo degli spettacoli: durante la rappresentazione del dramma "Le Due Orfanelle" o durante l'esibizione canora del cantante romanesco Orazietto delle Fornaci, il vino scorreva a fiumi, quasi incapace di placare la sete e l'eccitazione di quei popolani entusiasti. Successivamente nello stesso luogo si insediò il "Teatro Intrastevere", caratterizzato da tre ambienti distinti e separati: la "sala teatro", la "sala caffé teatro" con un palcoscenico a passarella e la "sala performance" senza palcoscenico: oggi i locali sono adibiti a sala cinematografica denominata Multisala Intrastevere.                                                                                                                                                                         
vicolo moroni visto dal lungotevere della farnesina 1956


Una presenza davvero particolare quanto inaspettata è fornita dai resti del tratto transtiberino delle Mura Aureliane, una presenza davvero rara su questa sponda del Tevere, che costituivano il prolungamento ed il congiungimento della cinta difensiva tra la vicina Porta Settimiana ed il Tevere, dove, poche decine di metri a nord di Ponte Sisto, si chiudeva il triangolo transtiberino.

ecco come finivano le mura aureliane sul tevere, il quadro del franz del 1880 testimonia
la scoperta di sottostanti resti del tempio di sulpicio platorino a monte di ponte sisto

Tomba di Sulpicio Platorini

La Tomba dei Platorini

Rinvenuta nel 1880 nel quartiere di Trastevere, tra Ponte Sisto e via della Lungara, la tomba fu ricostruita nell’aula X delle Terme di Diocleziano nel 1911, in occasione della grande Mostra Archeologica di Roma; in tale occasione si utilizzarono tutti i materiali originari superstiti (i blocchi marmorei usati per il rivestimento, le iscrizioni, le urne e le tre sculture).L’edificio era composto da pareti con nicchie semicircolari e quadrate all’interno delle quali erano collocate le urne con le ceneri dei defunti; l’iscrizione che sovrasta l’ingresso del sepolcro riporta alla famiglia dei Suplicii, forse da identificare con i proprietari del sepolcro stesso.L’edificio era composto da pareti con nicchie semicircolari e quadrate all’interno delle quali erano collocate le urne con le ceneri dei defunti; l’iscrizione che sovrasta l’ingresso del sepolcro riporta alla famiglia dei Suplicii, forse da identificare con i proprietari del sepolcro stesso.

L’edificio era composto da pareti con nicchie semicircolari e quadrate all’interno delle quali erano collocate le urne con le ceneri dei defunti; l’iscrizione che sovrasta l’ingresso del sepolcro riporta alla famiglia dei Suplicii, forse da identificare con i proprietari del sepolcro stesso. Oggi le mura che cingono e sormontano vicolo Moroni sono luoghi preclusi allo sguardo, torrette che si affacciano su i giardini della farnesina e sul gianicolo..autentici privilegio per chi ci vive accanto e che, in alcuni casi, beneficia ancora di accessi al passetto tra le due ultime torri rimaste.


1939 dalla terrazza di s. dorotea


lo spettacolo di vista dalla torretta sopra vicolo moroni

Appare evidente comunque, anche all'occhio profano, che questo vicolo malgrado le demolizioni sia rimasto un piccolo gioiello intatto nel tempo.


vicolo moroni




























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