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lunedì 23 luglio 2012

Gianicolo, fontana acqua Paola e limitrofi Parte 1


L'Acqua Paola

1880 Acqua Paola
La monumentale fontana del Gianicolo (più nota con la denominazione di "Fontanone") sita in via Garibaldi, venne realizzata per volontà di papa Paolo V Borghese da Giovanni Fontana, con la collaborazione di Flaminio Ponzio, e costituisce la grande Mostra dell'Acqua Paola, ossia dell'antico Acquedotto Traiano, proveniente dal lago di Bracciano. 







Traiano fece costruire l'acquedotto nel 109 d.C., per approvvigionare il Trastevere: il percorso totale è valutato in circa 57 km. I due architetti, tra il 1610 ed il 1612, portarono rapidamente a termine la mostra, con una spesa di poco inferiore ai 10.000 scudi ed ispirandosi, per volere dello stesso papa, alla fontana del Mosè, opera questa di Domenico Fontana, fratello di Giovanni.


















 La fontana, in origine, non aveva né il vascone attuale, ma cinque piccole vasche per altrettante bocche d'acqua, né la piazza antistante, che oggi consente di ammirarla in tutta la sua grandezza, ma si trovava sull'orlo del colle che in quel punto era tagliato a picco e l'acqua scendeva giù come fosse una cascata. 






















Nel 1690 il pontefice Alessandro VIII Ottoboni provvide all'espurgo delle condutture ed all'immissione di nuove acque e fece creare l'attuale piazzale, che rafforzò con solide mura. Inoltre fece aggiungere l'ampia e magnifica vasca di marmo bianco, realizzata da Carlo Fontana. 












Nel 1698 Innocenzo XII fece recingere la fontana con l'attuale balaustrata di colonnine, unite con sbarre di ferro, per evitare che i carrettieri vi abbeverassero i cavalli. L'edificio, costituito da tre ampie nicchie centrali fiancheggiate da due minori laterali, fu costruito in pietra tiburtina prelevata dalle rovine del Foro di Nerva. È ornato da sei colonne ioniche, quattro di granito rosso (provenienti dalla facciata dell'antica basilica di S.Pietro) e due laterali di granito bigio, le quali sostengono l'architrave che contiene la seguente iscrizione: ANNO DOMINI MDCXII PONTIFICATUS SUI SEPTIMO, ossia "Nell'anno del Signore 1612 durante il suo settimo Pontificato".










 Sopra l'architrave si eleva l'attico, a sua volta sormontato da una nicchia ad arco sormontata da una croce (nella foto 1), con gli emblemi araldici di Paolo V Borghese, un drago ed un'aquila, sorretti da due angeli (opera di Ippolito Buzio del 1610), emblemi che si ripetono anche alle due estremità dell'attico con due draghi .




















 L'attico presenta un'ampia lastra marmorea incorniciata ed incisa con magnifici caratteri, nella quale si legge: PAULUS QUINTUS PONTIFEX MAXIMUS / AQUAM IN AGRO BRACCIANENSIS / SALUBERRIMIS E FONTIBUS COLLECTAM / VETERIBUS AQUAE ALSIETINAE DUCTIBUS RESTITUTIS / NOVISQUE ADDITIS / XXXV AB MILLIARIO DUXIT, ossia: "Restaurate le vecchie condotte dell'acqua di Alsio (Palo sull'Aurelia) ed aggiunte delle nuove dalla XXXV pietra miliare, Paolo V Pontefice Maximo portò l'acqua raccolta nella campagna delle assai salubri fonti di Bracciano".










 Questa epigrafe, una delle più belle che esistano a Roma, contiene, tuttavia, una grave inesattezza: vi si afferma, infatti, che per addurre l'acqua vennero restaurati gli antichi condotti dell'Aqua Alsietina (proveniente dal lacus Alsietinus, oggi lago di Martignano) anziché quelli dell'Aqua Traiana.


























 La realizzazione dell'acquedotto Paolo consentì per la prima volta l'ingresso dell'acqua nelle case di Borgo e Trastevere, ma si trattava di acqua non perfettamente potabile, se i romani coniarono il detto "Valere quanto l'acqua Paola", cioè valere poco o niente. Successivamente l'acquedotto fu prolungato per alimentare anche i rioni di Regola e Ponte: a tal scopo fu costruita la seconda fontana-mostra, quella che oggi è situata in piazza Trilussa, ma un tempo addossata al palazzo dei Centopreti, come fondale di via Giulia. 
















Nella seconda metà del XVII secolo, per volontà di papa Alessandro VII, il giardino, allora assai ampio, alle spalle del Fontanone, venne adibito ad Orto Botanico ed affidato alle cure  dell'Università della Sapienza: solo nel 1820, per volere di Pio VII, l'Orto Botanico venne trasferito nei giardini di palazzo Corsini.



















 Oggi un cancello immette all'interno del giardino, nel quale vi è un ninfeo con lo stemma di Innocenzo XII Pignatelli, perfettamente in asse con il nicchione centrale della fontana (nella foto 3), attraverso il quale si gode un insospettato quanto meraviglioso panorama di Roma.


Panorama dal gianicolo 1870

Ingresso del gianicolo accanto l'Acqua Paola 1900


Il Gianicolo



l Gianicolo è un colle romano, prospiciente la riva destra del Tevere e la cui altezza massima è 82 metri. Non fa parte del novero dei sette colli tradizionali. La pendice orientale digrada verso il fiume e alla base si trova il rione storico di Trastevere, mentre quella occidentale, meno ripida, costituisce la parte più vecchia del moderno quartiere di Monteverde.


Il nome del colle secondo la tradizione deriverebbe dal dio Giano che vi avrebbe fondato un centro abitato conosciuto con il nome di Ianiculum. Nella realtà in relazione a tale divinità sul Gianicolo esisteva solo un sacello dedicato al figlio Fons o Fontus.
Era invece presente un piccolo centro abitato (Pagus Ianiculensis) situato ai piedi del colle nella zona di Trastevere oggi corrispondente a piazza Mastai.


Situato sulla riva destra del Tevere, in territorio originariamente etrusco, il colle sarebbe stato occupato e annesso a Roma da Anco Marzio che l'avrebbe fortificato e collegato alla città[1] tramite il Ponte Sublicio sul quale doveva passare l'antica strada che attraversava il colle proveniente dall'Etruria, che in seguito diventò la Via Aurelia.
Rimasto escluso dalle antiche mura serviane, il Gianicolo venne parzialmente incluso nelle mura aureliane.
Un'area del Gianicolo era coperta di boschi sacri dedicati, con un tempio, all'antica divinità Furrina.




Un'altra area cultuale, più tarda, è il santuario isiaco sulla pendice orientale, oggi via Dandolo: il sito è pittoresco, ma poco curato e spesso chiuso; i relativi reperti sono attualmente esposti nella collezione egizia di Palazzo Altemps.











Nel XVII secolo il colle fu incluso nelle mura di Urbano VIII, chiamate appunto anche mura gianicolensi.
L'urbanizzazione del colle del Gianicolo consisteva fino a tutto l'Ottocento di ville con grandi parchi come la villa Doria-Pamphili e la villa Corsini, dei loro casali e di chiese con conventi e terreni come la Basilica di San Pancrazio o San Pietro in Montorio o il Convento di Sant'Onofrio.




Teatro nel 1849 dell'eroica difesa della breve Repubblica Romana contro i francesi chiamati da Pio IX a riprendergli Roma, il Gianicolo divenne dopo l'Unità d'Italia un grande parco pubblico e una sorta di memoriale del Risorgimento: già nel 1879, sul piazzale di San Pietro in Montorio fu costruito un "Monumento ai caduti per la causa di Roma Italiana" oggi scomparso. 



S.Pietro in Montorio dopo i bombardamenti del1849


Nel punto più alto del colle furono successivamente poste le statue equestri di Garibaldi (opera di Emilio Gallori inaugurata nel 1895) e di Anita (opera di Mario Rutelli del 1932 in collaborazione con l'allievo Silvestre Cuffaro; nel piedistallo furono poste anche le ceneri di lei). 






Celebrazioni del centenario dell'unità d'Italia.
Grande e bella inquadratura dal basso della statua di Garibaldi a cavallo al Gianicolo - campo medio
data:27.03.1961

2 giugno 1936 un corteo accompagna le spoglie di Anita Garibaldi giunte a termini sino alla base del monumento in suo onore al gianicolo, passando per via nazionale sino a via del re e gianicolo

1900 GIANICOLO


Rutelli con un modello della statua (foto precedente)











Nel declivio sotto il Fontanone di Paolo V e lungo la via del Gianicolo che scende verso San Pietro fu collocata una miriade di mezzibusti marmorei, ritratti di illustri garibaldini, dai Mille ai combattenti che con lui avevano resistito per settimane alle truppe francesi di gran lunga più numerose e meglio armate.




























L'iniziale monumento ai caduti fu poi spostato e ricostruito nel 1941 da Giovanni Jacobucci poco più in là, al sommo di via Garibaldi, includendovi l'ossario dei caduti della Repubblica Romana del 1849, nel quale fu spostata anche la tomba di Goffredo Mameli.

Inaugurazione monumento-ossario
Benito Mussolini è ritratto in primo piano, su una pedana, stagliato sullo sfondo del Mausoleo dei caduti per l'indipendenza d'Italia - totale del Mausoleo con scorcio dal basso
data:03.11.1941

In cima al colle (praticamente sotto la statua di Garibaldi) è posto dal 24 gennaio 1904 un cannone che spara, a salve, a mezzogiorno in punto. 

Lo sparo, nei rari giorni in cui la città è meno rumorosa (particolarmente la domenica, o d'agosto), si può sentire fino all'Esquilino.
La cannonata a salve di mezzogiorno fu introdotta da Pio IX nel 1847, per dare uno standard alle campane delle chiese di Roma, in modo che non suonassero ognuna il mezzogiorno del proprio sagrestano[2]. Il cannone era allora in Castel Sant'Angelo, da dove venne spostato nel 1903 a Monte Mario, per qualche mese, per essere poi posizionato al Gianicolo dove ancora sta.
L'uso non fu interrotto dall'Unità d'Italia, ma dalla guerra sì. Fu ripristinato il 21 aprile 1959, in occasione del 2712º anniversario della fondazione di Roma.

Ragazzi al Gianicolo 1950

Il casotto delle marionette

Quercia del Tasso 1900

statua di Garibaldi 1930


2 commenti:

  1. stupendo soprattutto per i pochi romani rimasti

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  2. https://www.facebook.com/media/set/?set=a.10150663404446198.386251.44529596197&type=3

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