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domenica 15 luglio 2012

Vascellari, Santa Cecilia e limitrofi

1900 casa detta "dei Fieramosca"

E.Roessler Franz casa dei Fieramosca 1882

La caratteristica casa-torre medioevale (nella foto sopra), situata ad angolo tra piazza di S.Cecilia e piazza dei Mercanti, risale alla seconda metà del XIII secolo. La tradizione vuole che qui vi abbia soggiornato il famoso capitano di ventura Ettore Fieramosca, reduce dalla disfida di Barletta del 13 febbraio 1503, prima di partire al seguito di Prospero Colonna per trasferire in Spagna, nel maggio del 1504, il prigioniero Cesare Borgia. 


Piazza dei Mercanti 1900

Forse la leggenda trae soltanto origine da una scena che il D'Azeglio descrisse nel suo Ettore Fieramosca, ma a noi piace immaginare che il capitano abbia dimorato realmente in questa bella casa, che, seppure restaurata recentemente, mantiene le caratteristiche originali anche nei particolari, 

casa detta del fieramosca anni 70

come le eleganti colonne coronate da capitelli ionici e collegate tra loro da archi in laterizio, che denotano l'esistenza di un portico originario, successivamente tamponato, sostenuto da un pilastro d'angolo. Il loggiato superiore mostra una decorazione ad archetti ogivali poggianti su piccole mensole marmoree. L'edificio fu sicuramente di proprietà dell'Ordine degli Umiliati, una confraternita e ordine monastico sorto a Milano nel XII secolo, dedito alle arti tessili. Il movimento si proponeva un modo di vivere assolutamente all'insegna della povertà, con la ferrea regola di trarre il minimo indispensabile alla sopravvivenza tramite il duro lavoro e donare ai poveri tutto ciò che risultasse superfluo. L'Ordine fu soppresso da Pio V nel 1570.

Piazza dei Mercanti 1930

S.Cecilia

Santa Cecilia 1972
Storia e leggenda :

La leggenda vuole che la chiesa sorga sulla casa familiare di Cecilia, «...vergine illustre, nata da nobile stirpe romana», che subì il supplizio verso il 220.
La Legenda Aurea narra che papa Urbano I, che aveva convertito il marito di lei, Valeriano, ed era stato testimone del martirio, «...seppellì il corpo di Cecilia tra quelli dei vescovi e consacrò la sua casa trasformandola in una chiesa, così come gli aveva chiesto».


Incisione del Vasi

Il Titulus Caeciliae è in effetti attestato già dal V secolo. All'inizio del IX secolo papa Pasquale I, grande recuperatore di reliquie ed edificatore di chiese (Santa Maria in Domnica, Santa Prassede), ebbe in sogno la visione di Cecilia che gli rivelava la propria sepoltura; fece quindi erigere la chiesa in forma basilicale sul luogo della precedente e vi traslò il corpo.



santa Cecilia 1880



Santa cecilia 1900



Durante i lavori di ristrutturazione effettuati nel 1599 dal cardinale Paolo Emilio Sfondrati, (nipote di Papa Gregorio XIV, e il cui monumento funebre è quello che si vede nel portico, a destra) fu aperto il sepolcro di marmo e nella ulteriore cassa di cipresso che esso racchiudeva si ritrovò il corpo quasi integro della santa, vestito di bianco e con il segno delle ferite sul collo. L'evento fu considerato miracoloso tanto che anche papa Clemente VIII andò a constatarlo. Si commissionò allo scultore Stefano Maderno la riproduzione della figura così com'era stata ritrovata. L'eccezionale opera in marmo pario, attualmente esposta sotto l'altare maggiore, testimonia nei secoli l'evento.



santa cecilia 1938



Architettura e opere contenute:



La struttura originaria era classicamente basilicale: navata centrale sostenuta da dodici colonne collegate da archi a tutto sesto, soffitto a capriate, abside semicircolare con il catino decorato in mosaico (la decorazione originaria era però più ampia, coprendo anche i lati), piccola cripta sotterranea in corrispondenza dell'altare maggiore e senza dislivello con la navata.L'edificio fu abbellito e crebbe nei secoli successivi; accanto sorse successivamente un monastero, anch'esso dedicato a santa Cecilia e a sant'Agata. Papa Pasquale II fece costruire nel XII secolo il campanile (oggi leggermente pendente) e il portico, e nella seconda metà del XIII Pietro Cavallini vi affrescò il Giudizio universale, mentre Arnolfo di Cambio eresse il ciborio nel 1293.



Santa Cecilia 1918

A partire dal XVII secolo, e molto di più nel XVIII, le linee della basilica antica vennero fortemente modificate; pur lasciando inalterata l'abside, il presbiterio venne rialzato, il pavimento cosmatesco sostituito, le capriate del soffitto sostituite da un controsoffitto in legno (molti stucchi, dipinto centrale di Sebastiano Conca del 1725), le finestre furono ridotte e nuovi coretti vennero creati sopra le arcate tra le colonne (sorta di tardivo matroneo) riservato alle monache.

All'inizio del Settecento il cardinale Francesco Acquaviva d'Aragona affidò a Ferdinando Fuga un intervento di sistemazione esterno assai scenografico, il cui risultato fu l'attuale prospetto monumentale dell'entrata, con il nome del cardinale stesso ben in vista; nuovi ambienti destinati a sacerdoti e personale e la creazione dell'ampio cortile, con a destra il monastero delle suore francescane e a sinistra quello delle benedettine.

Via dei Vascellari


Via di s. cecilia, seguito dei vascellari prima della omonima piazza



Via dei Vascellari prende il nome dai vasellai, ovvero gli artigiani che fabbricavano e vendevano i vasi di terracotta (detti anche vaselli, cioè piccoli vasi), che in questa strada avevano i loro fondachi. Secondo alcuni potrebbe anche derivare dai fabbricanti di vascelli, vista la vicinanza della via con il porto di Ripa Grande, ma il termine con il quale questa zona veniva denominata nel Medioevo, ovvero dei Boccalari (fabbricanti di boccali) a Ripa, sembrerebbe più confermare la prima ipotesi. 



Al civico 61 di questa via è situato palazzo Ponziani (nella foto sopra), un edificio molto importante dal punto di vista storico, sia perché risale all'epoca medioevale (fu costruito intorno al Trecento) sia perché fu la casa dove visse e morì Francesca Bussa, ovvero S.Francesca Romana o, come veniva chiamata a Roma, Ceccolella. 



Case demolite ai Vascellari per la costruzione
dei muraglioni 1886

Francesca sposò a soli 12 anni Renzo Ponziani, della ricca famiglia di "macellari" romani, e qui visse insieme ai suoceri, Andreozzo Ponziani e Cecilia Mellini, ed al cognato Paluzzo, sposato con Vannozza De Felicibus. 
Case demolite ai Vascellari per la costruzione
dei muraglioni 1886
dopo le prime demolizioni il lungotevere alberteschi con ancora delle edificazioni che verranno demolite per far posto al ministero della salute

lunbgotevere alberteschi e casa dein mattei semi demolita prima dein restauri..edifici semi demoliti a piazza castellani dove poi sorgerà il centro la scarpetta


Particolare della casa dei mattei con le demolizioni davanti ponte cestio..prima dei restauri












































Fu un matrimonio di interesse ed infatti il suo unico pensiero fu 






















quello di compiere opere di bene, seguita in questo dalla cognata Vannozza. Così palazzo Ponziani divenne un ritrovo per poveri ed affamati, dove Francesca impegnava tutti i mezzi finanziari della famiglia. Naturalmente ciò portò a gravi conflitti con il marito e con il suocero, finché la famiglia fu allietata dalla nascita di tre figli, dei quali uno solo sopravvisse, Battista. Francesca fu madre e moglie perfetta, ma non rinunciò alla sua missione, tanto che fondò anche una comunità religiosa, quella delle Oblate di Monte Oliveto, che avranno poi una loro sede a Tor de' Specchi.


Mappa del Falda

Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1436, Francesca si ritirò proprio nel convento delle Oblate, convinta di non tornare mai più a palazzo Ponziani. Invece, nel 1440, fu costretta a ritornarvi per assistere il figlio malato di peste, ma dopo averlo guarito, si ammalò lei stessa e fu costretta a rimanervi per farsi curare: vi morì dopo alcuni giorni, il 9 marzo 1440. Alla sua morte il palazzo passò in eredità al figlio e quindi alla nipote, Vannozza, che lo portò in dote sia al primo marito Mattia Muti che al secondo, Giovanni Battista Forteguerri, che piazzò il suo stemma all'angolo dell'edificio con via dei Salumi, tuttora perfettamente visibile. 


24 Maggio 1959 Papa Giovanni XXIII transita a via dei vascellari tra ali di folla

Il palazzo passò in seguito agli Altieri, sotto i quali divenne gradatamente un granaio, finché nel 1799 fu concesso al sacerdote don Gioacchino Michelini, parroco della chiesa di S.Salvatore, che lo trasformò in ricreatorio per i ragazzi poveri di Trastevere.

 Nel 1807 il sacerdote, insieme al canonico Antonio Muccioli, convertì il ricreatorio in luogo di adunanze per esercizi spirituali chiamati "mute", da praticare per otto giorni, come preparazione alla Prima Comunione. Si chiamò Opera Pia di Ponterotto, dal vicino ponte Senatorio, ed arrivò ad ingrandirsi, alla morte del suo fondatore don Gioacchino, avvenuta nel 1825, quando l'Opera Pia fu diretta da monsignor Belisario Cristaldi, con l'acquisizione di una casa attigua di proprietà delle sorelle fiorentine Rilli. Qui svolse la sua opera di apostolato Giovanni Mastai Ferretti, da semplice canonico, e vi compì visite apostoliche da papa, con il nome di Pio IX, come ricorda una lapide. Un'altra lapide ricorda che qui papa Giovanni XXIII celebrò una messa il 23 maggio 1959 e distribuì la Prima Comunione a 40 bambini. Attualmente l'Opera Pia ha mutato nome in Casa di S.Francesca Romana e funziona come pensionato per studenti e pellegrini.

Aldo Fabrizi a via dei vascellari ne ..l'ultima carrozzella

 Le facciate del palazzo presentano due ordini di finestre, al primo piano architravate con cornici di marmo, al secondo semplici; al pianterreno si aprono porte e finestre a tutto sesto. Al civico 44 possiamo notare una bella costruzione a torre (nella foto 1), decorata con vari inserti in marmo, posti anche a decoro delle finestre, e due belle colonnine, una posta a delineare una finestra bifora al primo piano, l'altra a sostenimento ed a decoro di due balconcini angolari dell'ultimo piano. L'edificio custodisce anche una bella statua della Madonna denominata Madonna dell'Immacolata, inserita nel muro all'interno di un arco a mattoni,

I marmi della chiesa Pede Pontis vengono riutilizzati e tagliati in un cantiere che per le stesse demolizioni ai vascellari si spostò accanto il san michele, si intrravvede l'arsenale pontificio a destra 1889

La chiesa ed il cantiere alle spalle di paede pontis gia demoliti e sgombrati, si intravvede alla fine di ponterotto a sinistra, le prime demolizioni  ai vascellari

abside di pede pontis ed il cantiere prima delle demolizioni..qui finiva via dei vascellari su piazza pede pontis e inizio del ponte rott

ed una lapide a memoria del partigiano Ciai Maitardi che vi nacque  . All'angolo della via con via dei Salumi si trova l'antica chiesa, oggi sconsacrata, di S.Andrea dei Vascellari , risalente ai tempi di Pasquale I (817-824) con il titolo di S.Andrea de Scaphis, probabilmente in riferimento agli scafi del vicino porto di Ripa Grande e dedicata al santo protettore dei pescatori.

s.andrea de scaphis 1930

l'ultima casa di cui si possono trovare porzioi di mura ed un num6 ancora visibile ormai oggi addossata ad un distributore all'ingresso della via

Nel 1574 la chiesa fu affidata all'Università dei Salumieri, che nella prima metà del Seicento si unì alla Confraternita del Ss.Sacramento di S.Cecilia; nel 1666, restaurata, fu affidata alla Confraternita dei Vascellari divenendo così oratorio con il nome di S.Andrea dei Vascellari. Dopo il 1942, quando la Confraternita si sciolse, l'oratorio fu sconsacrato ed adibito ad usi civili, mentre gli arredi furono trasferiti nella vicina chiesa di S.Cecilia. Durante la ricorrenza del Corpus Domini da qui partiva la cosiddetta Processione dei Bucaletti (i caratteristici boccali di coccio fabbricati dai vascellari, promotori della processione) durante la quale si trasportava la Madonna del Carmine, ovvero la stessa della Festa de Noantri: la processione fu vietata da papa Gregorio XVI nell'Ottocento a causa delle frequenti risse ed accoltellamenti che avvenivano alla fine, causate probabilmente dalle enormi quantità di vino che venivano distribuite. La facciata della chiesa, risalente al rifacimento del 1666, è molto semplice: divisa in due ordini orizzontali, separati da un marcapiano marmoreo, presenta al pianterreno un bel portale rinascimentale, inquadrato da una cornice marmorea; al secondo ordine si trovano due finestre inferriate, mentre un timpano triangolare conclude la facciata. L'oratorio oggi è sede di una falegnameria: si noti, all'angolo con via dei Salumi, un pezzo di colonna incassata nel muro.

Via Titta Scarpetta


via titta scarpetta 1940

Il toponimo di questa via, un tempo vicolo, è alquanto incerto: secondo alcuni, deriverebbe da un soldato chiamato Titta Scarpetta, che abitava in questa via e che si distinse, con il sacrificio della propria vita,  nell'assedio di Malta del 1559 contro i Turchi, impedendone la conquista dell'isola. Secondo altri, il nome potrebbe derivare dall'insegna di un'osteria che avrebbe poi dato il nome alla via oppure da un antico frammento marmoreo di una statua romana che raffigurava un piede calzato, incastrato nel muro all'angolo del vicolo e poi scomparso. Un probabile riferimento a questo frammento marmoreo è contenuto nella “Descrizione del nuovo ripartimento de' Rioni di Roma fatto per ordine di N.S. Papa Benedetto XIV nel 1744” di Bernardino Bernardini, dove, nell'elenco di “Strade Principali e Vicoli”, viene menzionato un “V(icolo) della Scarpaccia: A S.Benedetto in Piscinula”. Qualche anno dopo, esattamente nel 1748, G.B.Nolli, nella sua Mappa di Roma, attribuisce al tratto di strada corrispondente all'odierna via Titta Scarpetta il nome di Vicolo della Scarpetta. 


Oggi la caratteristica principale di questa via, che collega via dei Salumi a piazza Castellani, sono proprio i numerosi frammenti marmorei incastrati nelle mura degli edifici, quasi a voler confermare l'antica tradizione di esporre reperti antichi. Al civico 30, sotto un tondo con profilo di figura femminile, vi sono le seguenti lettere: LC. D. VI. CR.  

via titta scarpetta



 Al civico 4a uno stemma del marchese Honorati sormontato da una graziosa edicoletta moderna in pietra e ceramica smaltata, a forma di reliquario  







mentre al 4b si nota un architrave decorato  Diversi reperti archeologici, fra i quali un capitello, sono incassati nel muro al civico 5, un frammento d'architrave al civico 6 ed una colonna murata all'angolo dell'edificio. 




Al civico 27 vi è lo stemma di Sir John Norman Leslie  che fu proprietario dello stabile, sormontato da un ovale raffigurante la Madonna della Pietà.










 infine, al civico 28, un bassorilievo di terracotta  raffigurante un puttino. 









Al civico 25 si trova l'antico ingresso dell'Ospedale Pediatrico “La Scarpetta” fondato nel 1892 dalla società “Soccorso e Lavoro”, che prestava assistenza medica ai lattanti e cerc


ava lavoro ai genitori disoccupati. L'ospedale, inizialmente soltanto ambulatorio, fu successivamente ampliato nel 1930, anche grazie alla fervida attività della marchesa Giulia Centurione, con la nuova facciata, che tuttora prospetta su piazza Castellani (nel riquadro 3 con il n.1), costruita dall'architetto Tullio Passarelli. Il cortile del primo ospedale pediatrico di Roma conserva residui di basolato romano, nocchi di colonne ed un chiusino, mentre nelle cantine sono stati rinvenuti tratti di opus reticulatum, un'epigrafe ed altri reperti. Al pianterreno è situata una graziosa cappella decorata con affreschi raffiguranti antiche scene romane, come la “Festa della Madonna del Carmine”, il “Porto di Ripa Grande”, la “Veduta del Campidoglio” e la “Croce sullo sfondo dell'Aventino”; sulla porta situata di fronte alla cappella si trova uno stemma dell'antica famiglia romana Boccabella.





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