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sabato 14 luglio 2012

Piazza in Piscinula, arco de Tolomei e vicolo dell'Atleta

Palazzetto Mattei in piscinula, l'arco de tolomei e vicolo dell'atleta.


Palazzetto Mattei primi 1880

Piazza in Piscinula è così denominata per l'antica presenza di uno stabilimento termale con vasche o piscine (piscinula è un diminutivo) delle quali Roma in passato era colma e che davano il nome a molte località, anche se poi l'appellativo rimase soltanto a questa piazza ed alla via omonima adiacente. 







Foto allegate alla relazione per lademolizione e la ricostruzione intensiva (tra mille polemiche d'allora ..1960..) dell'edificio a piazza della gensola dell Avvocato Tonelli

Case medievali in Piscinula (Palazzo Mattei) 1900

Sulla piazza, un angolo magico di antica memoria medioevale se non fosse ridotta a misero parcheggio, si affacciano le quattrocentesche Case Mattei , realizzate inglobando edifici del Trecento già di proprietà Mattei, un altro ramo della famiglia insediatosi intorno alla piazza Mattei. 


1890 edificio prospicente a palazzetto mattei alla lungaretta demolito pochi anni dopo

 
CARTOLINA DI PRIMI 900

Le tracce più antiche si rivelano nelle finestre centinate ed a crociera, nelle bifore e nel portichetto con una colonna medioevale ed una loggia.
1886 piazza in piscinula tra palazzetto mattei e s.benedetto edificio demolito
piazza in piscinula angolo gensola-tolomei..1880 , l'edificio a destra demolito così come
in fondo le case medievali alla Lungarina.


 L'edificio, frutto di sovrastrutture e modifiche attuate nell'arco di cinque secoli, fu scenario di una tragedia familiare nella quale vi furono assassinati ben cinque membri dei Mattei. La famiglia è presente a Roma sin dal 1282 e si originò con un Matteo della famiglia Papi, dai quali ereditò per sé e la sua stirpe la carica di "guardiano de' ponti e ripe", con il compito cioè di mantenere l'ordine pubblico in tempo di sede vacante, qualificandosi quindi come famiglia filopontificia. Nel Seicento, con la morte di Annibale e Maria Mattei, morti senza eredi, subentrarono i Della Molara, che dettero anche il nome ad una piazzetta antistante il palazzo, verso il Tevere, scomparsa con la costruzione dei muraglioni. 
Piazza in Piscinula anni 60
Piazza in Piscinula anni 70

Poi le case andarono in parte all'oratorio della Chiesa Nuova, in parte al duca Massimo come erede dei Della Molara ed in parte al marchese Origo.
Quando il Palazzo era anche Locanda, da un acqurello di ettore roessler franz

Stesso punto di vista della foto più in alto, sempre opera di E.Roessler Franz,
che l'ha  poi usata per questo acquerello

 Stesso punto di vista della foto più in alto, sempre opera di E.Roessler Franz,
che l'ha  poi usata per questo acquerello
 Nel 1870 l'edificio ospitò la "Locanda della Sciacquetta", un termine poco glorificante visto che a Roma vi si indica una donnicciola, una servetta ma anche una sgualdrinella, ed infatti, probabilmente, fu proprio questa la destinazione d'uso della locanda; nel 1890 le case furono acquistate da due nuovi padroni, Giacomo Nuñez ed il barone Celsia di Vegliasco, che fecero restaurare il complesso restituendogli le forme originali. 

Palazzo Mattei a Piazza in Piscinula1930


Palattetto Mattei visto dalla Lungarina anni 1925

1915 piscinula e casa mattei
Un ulteriore restauro si ebbe nel 1930 ad opera dello scenografo Walter Mocchi,
20 settembre 1936..l'associazione del rione trastevere ad un comizio del  pnf a piazza in piscinula




20 settembre 1936..l'associazione del rione trastevere ad un comizio del  pnf a piazza in piscinula


 fino a quando nel 1960 il complesso venne suddiviso in varie unità immobiliari. Sul versante opposto della piazza si trova la chiesa di S.Benedetto in Piscinula  sorta, secondo la leggenda, nel 543 sulle rovine della Domus Aniciorum (o casa degli Anici), 

S.Benedetto in Piscinula 1915


Piscinula e S.Benedetto 1946


S.Benedetto in Piscinula1935






una nobile ed antichissima famiglia romana alla quale sarebbe appartenuto anche S.Benedetto da Norcia (al quale infatti la chiesa è dedicata), che vi avrebbe risieduto durante il suo soggiorno romano nel 470. La struttura muraria ed alcuni capitelli della chiesa rivelano l'esistenza di un oratorio risalente al secolo VIII, dal cui restauro ed ampliamento, dopo il saccheggio di Roberto il Guiscardo del 1084, sarebbe poi nata la chiesa.


Piazza in Piscinula 1959

Piazza in Piscinula 1959

Piazza in Piscinula 1959
Lungotevere alberteschi appena costruito, palazzo mattei demolito in parte si intravvede via della gensola a destra prima che vengano costruiti i due edifici lungo la strada

Una foto di piazza in piscinula dopo che l'edificio prospicente casa mattei sia stato demolito 1892

Il lungotevere dopo ponte palatino come era all'altezza di via dei vascellari dopo la lungarina

 Le prime notizie documentate risalgono al 1192 quando Cencio Camerario, nel suo Liber Censuum, la menziona come "San Benedetto de piscina". Nel XV secolo fu restaurato il tetto ad opera dell'antica e nobile famiglia romana dei Castellani. Nel 1678 fu rifatta la facciata ed ai lati furono costruiti il collegio di S.Anselmo, adibito ai Benedettini di passaggio a Roma, e l'ospedale fondato da don Lami e funzionante fino al 1726, ossia fino a quando Filippo Raguzzini, per incarico di Benedetto XIII, inaugurò l'Ospedale dedicato a S.Maria e a S.Gallicano: sia il convento sia l'antico ospedale sono scomparsi.

1989 friggitoria tra piazza in piscinula e via della gensola

Foto allegate alla relazione per la demolizione e la ricostruzione intensiva (tra mille polemiche d'allora ..1960..) dell'edificio a piazza della gensola dell Avvocato Tonelli..ed a giudicare dai risultati, erano polemiche assennate..
piazza della gensola 1937


 Nel 1825 papa Leone XII soppresse la cura parrocchiale e fu così che per un decennio la chiesa subì un tale abbandono che furono necessari ben due interventi di restauro: i primi nel 1835, i secondi, ben più consistenti, nel 1844, grazie alle sovvenzioni della famiglia Massimo. I lavori, affidati all'architetto Pietro Camporese, videro il rifacimento della facciata con portale architravato, finestrone semicircolare e timpano. Il 21 marzo 1939, dopo la rinuncia al diritto di patronato della famiglia Lancellotti, la chiesa fu riaperta al pubblico e restaurata a spese del Vicariato di Roma. Dal 1941 al 2002 la chiesa fu sede di una comunità religiosa femminile, l'Istituto di Nostra Signora del Carmelo, ma dal 2003 il Vicariato di Roma ne ha affidato la custodia agli Araldi del Vangelo, un'Associazione Internazionale di Diritto Pontificio. 

S.Benedetto in Piscinula da un disegno di Casanelli


Bello e caratteristico il campanile, il più piccolo di Roma, che conserva anche la più antica campana di Roma datata 1069. Il campanile, in laterizio ed a pianta quadrata, è suddiviso in due piani da una semplice cornice a denti di sega, nei quali si aprono piccole bifore sostenute da una colonnina; frammenti marmorei di varia forma e colore decorano la facciata. Una seconda cornice separa i piani dall'attico soprastante, sopra il quale poggia il tetto dagli spioventi molto accentuati. L'interno, a tre navate con colonne risalenti ai primi secoli dell'Impero, custodisce un pregevole pavimento cosmatesco in porfido e serpentino del XII secolo ed un dipinto del XIV secolo, posto sull'altare maggiore, raffigurante la Vergine con Bambino. Molto importante il piccolo oratorio, a pianta trapezoidale con volta a crociera impostata su quattro colonne dall'alto plinto con capitelli medioevali del secolo VIII, costruito, intorno al XIII secolo, nel lato sinistro del portico: si tratta della ben nota Cappella della Vergine.


Via della Lungaretta angolo via della Luce viste dalla Gensola 1920


 L'altare , consacrato nel 1604 ed abbellito da una bella lastra in porfido di tipo cosmatesco, custodisce una Madonna con Bambino denominata Madonna della Misericordia, un affresco del Trecento particolarmente venerato perché si ritiene che qui davanti venisse a pregare S.Benedetto e dal quale ricevette l'invito di fondare il suo ordine. Da questo oratorio si accede in una cella molto angusta  che la tradizione vuole sia stata la dimora ed il luogo di penitenza del giovane Santo, all'interno della quale vi è posta la seguente nota: "Questi mattoni, parte delle antiche mura sulle quali fu costruita la chiesa, sono i soli ruderi visibili della Domus Aniciorum, unici testimoni della presenza, intorno al 495 d.C., di un giovane di famiglia patrizia chiamato Benedetto, il quale si era recato da Norcia a Roma, secondo la consuetudine del tempo, per prepararsi alla carriera senatoria. Da qui partì per Affile, città dove ebbe luogo il suo primo miracolo conosciuto. Raggiunse poi Subiaco, dove iniziò la sublime avventura contemplativa della famiglia benedettina, divenendo, così, per la posterità, il Santo e Glorioso Patriarca del monachesimo occidentale".


Via della Lungarina..


Via della Lungarina, com'era a fine 800 , grazie al pennello di Ettore Roessler Franz



Via della Lungarina, situata tra piazza Castellani e piazza in Piscinula, richiama il nome di via della Lungara e della Lungaretta, specificandone però, con il diminutivo, la lunghezza decisamente più ridotta rispetto alle altre due. Occorre precisare tuttavia che un tempo la via giungeva fino a ponte Rotto,




Ponte Rotto confluiva su Piazza Pede Pontis dove sfociava la Lungarina

Torre degli alberteschi tra lungarina e Pede Pontis (piedi del Ponte Rotto)

 Fino a quando la costruzione dei muraglioni del Tevere ne tagliarono un tratto, ricco peraltro di presenze importanti, come il palazzo Castellani, della nobile famiglia romana risalente al XIV secolo, e la torre degli Alberteschi, della quale l'unico ricordo è affidato oramai al Lungotevere appunto denominato degli Alberteschi.



Rare immagini del 1890 di via della lungarina e vicoli limitrofi del complesso degli Alberteschi

Rare immagini del 1890 di via della lungarina e vicoli limitrofi del complesso degli Alberteschi

 Il breve tratto rimasto di via della Lungarina è occupato completamente dall'edificio situato al civico 65, palazzo Nuñez , costruito nel Seicento per questa antica e nobile famiglia di origine spagnola. 


Rare immagini del 1890 di via della lungarina e vicoli limitrofi del complesso degli Alberteschi

Rare immagini del 1890 di via della lungarina e vicoli limitrofi del complesso degli Alberteschi

Rare immagini del 1890 di via della lungarina e vicoli limitrofi del complesso degli Alberteschi

la mappa delle edificazioni




 Il palazzo, sopraelevato nell'Ottocento, fu soggetto a restauro e ristrutturazione nel 1935 ad opera dell'architetto Cesanelli su incarico di Leo Nuñez, come ricorda anche l'epigrafe posta nell'atrio, anche se erroneamente considera il palazzo "Casa dei Castellani": DOMUS CASTELLANORUM LEO NUÑES REST PRO FILIIS EDDY NADINE A XIV MCMXXXV L.C.CESANELLI ARCH.




Ettore Roessler Franz 1883

 La facciata sviluppa su quattro piani ben segnati da fasce marcapiano, ma con una netta distinzione del corpo con torre sulla sinistra, sul quale risalta il fregio decorativo ed un cherubino di marmo. L'ammezzato con finestre incorniciate e l'interrato con finestrelle inferriate affiancano il grande portale architravato ad arco, retto da mensole, alla destra del quale aprono altri tre portoni di rimessa, decorati con una grande conchiglia. Le finestre ai piani superiori sono architravate: ornate con conchiglia al piano nobile, incorniciate ai due successivi. 

Come si presenta ora Via della Lungarina



La reiterata presenza delle conchiglie nelle decorazioni dell'edificio, esclusa la spiegazione legata all'araldica, non è di facile interpretazione, anche perché notevoli sono le associazioni simboliche ad essa legate: si va dal simbolo di fertilità, di vita, di accoglienza fino al simbolo arcaico di scrigno solido ed inviolabile nel quale riporre i valori più sacri e preziosi. 

scene di vita del tardo 800 a via della Lungarina

scene di vita del tardo 800 a via della Lungarina


Ma la conchiglia divenne anche simbolo del pellegrinaggio cristiano, in particolare emblema del Cammino verso Santiago de Compostela, la città spagnola capoluogo della Galizia: ecco allora la conchiglia come un messaggio di fede e d'amore della famiglia spagnola dei Nuñez. La presenza più emozionante ed affascinante, però, è quella relativa alle due lastre marmoree situate sulla facciata del palazzo che prospetta su piazza Castellani, ai due lati della finestra centrale del pianterreno: si tratta degli stipiti marmorei che un tempo ornavano il portale del demolito palazzo Castellani. Le lastre, composte da due scudi posti a forma di Croce di S.Andrea, riproducono l'una 


 i simboli di Trastevere (il leone scolpito all'interno dello scudo) e di Roma (le lettere S R stanno per S P R, ovvero Senatus Populus Romanus), mentre l'altra 


 gli stemmi di Cosma Castellani (le losanghe) e di Brigida Porcari (il maiale scolpito). Gli stemmi sono accompagnati rispettivamente dalle seguenti epigrafi: CHRISTI SALVATORIS ANNO MCCCCVC IN ROMANU NOME TRANSTIBERINE REGIONIS DECOREM VICIQUE HUIUS CASTELLANI, ovvero “Nell'anno 1495 di Cristo Salvatore per ornamento della regione Trastevere e di questo vico Castellani"; CASTELLANE FAMILIE SUPERSTITIBUS COSMATI CASTELLANI FILII EX BRIGIDA PORTIA FRANCISCUS CASTELLANUS V.I.D. ET FRATRES SUPERSTITES, ovvero “Ai superstiti della famiglia Castellani, i figli di Cosma Castellani da Brigida Porzia, Francesco Castellani, dottore in entrambi i diritti, ed i fratelli superstiti”. 
Via della Lungarina primi 900, con ancora case medievali non demolite (altre lo erano state prima per la costruzione dei muraglioni (il rudere a sinistra è dove si trova la Pompa di benzina ), una delle prime aperte self service a Roma nel 70


Quest'ultima, in particolare, è ben visibile nell'acquerello di E.Roesler Franz denominato appunto Ingresso alla Casa dei Castellani (nell'immagine 3), situata in basso a sinistra sullo stipite del portale di accesso: posizionandovi sopra il mouse possiamo ammirare un primo piano dello stemma. L'acquerello mostra anche che questa nobile Casa, alla fine dell'Ottocento, divenne sede di un'osteria, come indica chiaramente l'insegna “VINO DEI CASTELLI ROMANI 4 la foglietta”. L'edificio prospetta anche su piazza in Piscinula, dove è situata una Madonnella costituita da un bel tabernacolo marmoreo, decorato con una conchiglia, al centro del quale è situato un bassorilievo in terracotta, opera di Alceo Dossena del primo Novecento, raffigurante una Madonna con Bambino; nella parte inferiore  appare l'iscrizione SANCTA MARIA SUCURRE MISERIS (Santa Maria aiuta i malati).

Arco de Tolomei

Ettore Roessler Franz
L'arco de' Tolomei (nella foto sopra), situato tra la via omonima e via dei Salumi, risultava già esistente nel 1358, quando tutto il complesso di cui fa parte era di proprietà dei Tolomei, un'antica famiglia senese stabilitasi a Roma. 
Arco 1973
L'arco era conosciuto anche con il nome di de Bondiis, dall'omonima famiglia romana che deteneva la proprietà precedentemente.
arco 1976


 L'arco fu restaurato nel 1928, come indica la scritta posta sotto il cornicione delle due attigue finestre superiori: ANNO SEXTO MDCCCCXVIII AMPL. ET REST.
Arco negli anni 50
Arco de Tolomei 1946
 Sulla destra dell'arco si può notare una muratura antica di una casa in laterizi per il distacco dell'intonaco: si tratta dell'antica torre de' Tolomei, risalente al XIII secolo, oggi irriconoscibile a seguito del taglio dei piani alti e quindi più bassa degli edifici adiacenti (i quali, va precisato, sono costruzioni di età moderna), ma che nel Medioevo doveva risultare, come si vuole ad una torre che si rispetti, più alta degli edifici contigui.


Vicolo dell'Atleta




Vicolo dell'Atleta meta anni 70

Il nome di questo vicolo deriva dal ritrovamento, avvenuto intorno alla metà dell'Ottocento, della statua dell'atleta detto Apoxyomenos, dal greco colui che si pulisce il corpo con la strigile, un attrezzo a lama ricurva, perlopiù in avorio, che gli antichi utilizzavano per pulire la pelle dall'olio o dalla polvere, dopo il bagno o la lotta. La statua (nella foto 1), ora ai Musei Vaticani, è una copia in marmo dell'originale bronzeo dello scultore greco Lisippo (IV secolo a.C.), collocata originariamente all'ingresso delle Terme di Agrippa. 


Vicolo dell'Atleta 1946
Si narra che l'imperatore Tiberio fece trasferire la statua nella sua residenza personale ma fu costretto a restituirla per l'insistenza del popolo, che ad ogni sua apparizione la reclamava a gran voce. La statua oggi si presenta sostanzialmente in buone condizioni, a seguito degli interventi dello scultore Tenerani, che provvide al restauro dopo il ritrovamento, ed alla completa ed approfondita pulitura del 1994. 




































L'Apoxyomenos fu rinvenuto insieme ad altri reperti, quali alcune parti di statue bronzee ed un cavallo, anch'esso bronzeo ed opera di Lisippo. Il vicolo, come già menzionato, assunse questo nome nel 1873 dopo il ritrovamento della statua, ma un tempo si chiamava vicolo delle Palme, per la presenza di tali alberi dinanzi alla vecchia Sinagoga degli ebrei: infatti fu proprio in questa zona che si stabilì, fin dai tempi della Repubblica, il primo nucleo della comunità ebraica, prima del suo spostamento nel rione S.Angelo, risalente al periodo medioevale.







Il vicolo nel dopoguerra
La Sinagoga fu fondata dal lessicografo Nathan ben Jechiel (1035-1106) e si presume che abbia avuto sede dove oggi è situata una bella casa medioevale (nella foto in alto), con loggia ad arcate su colonne ed una cornice ad archi su mensolette in pietra: a conferma di questa ipotesi la colonna centrale dell'arcata presenta ancora oggi  alcuni caratteri ebraici scolpiti nel marmo.




L'antica sinagoga 1974

immediato dopoguerra: scena di vita a vicolo dell'aAtleta, Carlo Bavagnoli
 La Sinagoga andò distrutta a seguito di un grave incendio il 28 agosto 1268.

...Ulteriori foto potete trovarle nell'album Com'era Trastevere 7

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